Storia e Geografia del Parco

Il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise è il patriarca di tutti i parchi italiani. Nato nel settembre del 1922 per iniziativa privata dell’Ingegnere e Deputato Erminio Sipari, fu riconosciuto dallo Stato l’ 11 gennaio 1923. L’idea di farne un’area protetta, sulla scia del grande Parco americano di Yellowstone , era già nata verso la fine del 1800, quando questo territorio divenne esclusiva Riserva di Caccia dei Savoia, proprio come l’altro patriarca dei parchi italiani: il Gran Paradiso.

Il Parco si estende su tre regioni: Abruzzo, Lazio e Molise. La parte abruzzese è la più cospicua, perché ricopre circa l’80% del territorio del Parco, poi il Lazio con circa il 18% ed infine il Molise con circa il 12%. Copre una superficie di circa 50.000 ettari, circondati da altri 80.000 ettari di pre-parco, una zona cuscinetto che fra le sue funzioni ha quella di tutelare gli animali che spesso escono dai confini convenzionali del Parco stesso.
Proprio la tutela degli animali, soprattutto dell’Orso bruno marsicano e del Camoscio d’Abruzzo, fu una delle motivazioni che spinse l’Ingegner Sipari a spendersi per la creazione di un Parco.

Ignazio Silone, scrittore di origine marsicana così scriveva nel suo romanzo Vino e Pane: “...a sinistra, tra i vigneti, i piselli, le cipolle, c’era la via provinciale che si inerpicava subito tra le montagne e s’addentrava nel cuore dell’Abruzzo, nella regione dei faggi, dei lecci e dei superstiti orsi, conducendo a Pescasseroli, a Opi, a Castel di Sangro”.
Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise si sviluppa lungo una serie di catene montuose comprese fra 900 m s.l.m. a 2250 m s.l.m. Fra le montagne più alte ricordiamo il Monte Marsicano (2252 m s.l.m.), il Monte Petroso (2249 m s.l.m.) e il Monte Meta (2242 m s.l.m.). Queste montagne, generatesi circa 160 milioni di anni fa, portano ancora i segni di un passato tumultuoso che ha visto trasformare profondi mari caratterizzati dalla presenza di barriere coralline in alte vette di origine calcarea. Un’origine che ne determina la morfologia e le caratteristiche. Il carsismo infatti è il fenomeno geologico prevalente nel Parco. Grotte, ighiottitoi e doline sono la porta d’accesso a fiumi sotterranei che a volte riemergono in superficie anche fuori dei confini del Parco, costituendo un’importantissima riserva idrica.

Il Parco è solcato da vari fiumi fra cui il Sangro, che nasce pochi chilometri a nord di Pescasseroli, attraversa tutto il Parco e sfocia nel Mar Adriatico. Fra gli altri corsi d’acqua vanno menzionati il Giovenco che scorre nella parte marsicana del Parco, il Volturno, fiume molisano e il Melfa, un corso d’acqua che nasce nella bellissima Val Canneto, nel Lazio, e poi sfocia nel Mar Tirreno. Fra i laghi menzioniamo il Lago di Barrea, e il Lago Vivo, un piccolo laghetto che nasce a 1600 metri di quota e si alimenta con lo sciogliersi delle nevi. Nella zona di pre-parco ricordiamo il famoso e bellissimo Lago di Scanno, che si trova alle pendici dell’omonimo paese, il Lago di Castel San Vincenzo in Molise e il piccolissimo Lago Pantaniello a circa 2000 metri di quota.

Inoltre, sui massicci montuosi del Parco sono ancora evidenti i segni delle glaciazioni e dell’erosione degli agenti atmosferici che hanno dato luogo a ripide e profonde gole, fra le quali ricordiamo la Gola di Barrea, sulla cui sommità si erge l’omonimo paese.

Nel territorio del Parco ricadono 24 paesi distribuiti fra le tre regioni. Cinque di essi (Pescasseroli, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena e Barrea) hanno anche il centro abitato immerso completamente nel Parco. L’idea di voler collocare anche alcuni centri abitati all’interno dell’area protetta nasce dall’esigenza primaria di un Parco come il nostro: coesistere con le specie animali e vegetali che lo popolano.

Per quanto riguarda la storia una menzione speciale la merita la Transumanza, lo spostamento stagionale delle greggi dalle montagne d’Abruzzo fino alle verdi pianure del Tavoliere. Qui, come nel resto dell’Abruzzo montano la storia “l’hanno scritta i pastori a suon di pecore” fin dai tempi dei Sanniti. Da Pescasseroli parte il più montuoso ed antico Tratturo quello che collega il paesino abruzzese alla cittadina di Candela nel Tavoliere delle Puglie. Un Tratturo lungo 211Km che ancora oggi noi di Ecotur ci ostiniamo a ripercorrere in compagnia di “pastori-escursionisti”, proprio come facevano i veri pastori d’Abruzzo, cantati da Gabriele D’Annunzio: “...Settembre, andiamo. E' tempo di migrare. Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare...